mercoledì 23 aprile 2008

La crisi del grano

Il costo del grano, del riso, della soia sta crescendo. Il valore delle azioni delle aziende che producono biocarburanti aumenta. I campi producono etanolo al posto del pane. Il cibo crea energia meccanica, non più umana. Le macchine vengono sfamate, i poveri del mondo tirano la cinghia.


Grafici aumento prezzo del cibo e della produzione di biocarburanti (fonte FT)

Il biocarburante genera un surplus azionario per le aziende dell’energia. L’assenza di cibo crea invece i morti di fame. Un mondo senza morti di fame sarà un mondo ecologico. Un primo mondo sviluppato senza la palla al piede delle Nazioni in via di sviluppo. Senza il secondo, il terzo e il quarto mondo. Una diminuzione demografica è necessaria per lo sviluppo del PIL. Meno bocche da sfamare e più energia per tutti. La rivolta del pane e l’assalto ai forni stanno ritornando di moda. I poveri non vogliono morire di fame in silenzio. Sono i soliti no global.
Molti Paesi hanno imposto restrizioni all’esportazione di prodotti agricoli. L’Argentina, l’Egitto, l’Ucraina. L’erba del vicino, se è più verde, se la tiene lui. In 30 Stati ci sono stati disordini per l’aumento del prezzo dei cereali. Di solito domanda e offerta hanno lo stesso andamento. Per i cereali non è così. Negli ultimi anni la domanda è cresciuta dell’8%, il prezzo è aumentato del 50%. E’ la globalizzazione dei morti di fame. Al contadino non far sapere quanto vale il biodiesel senza pere. Se lo sa, lo vende a prezzo maggiorato. Se non lo sa, la multinazionale gli compra i campi.
Le nazioni più povere importano cereali per sfamarsi. Se una parte della loro produzione è gestita dalle multinazionali dell’energia il prezzo della fame sale insieme alla Borsa. Giro, giro tondo, cade il mondo, cade la terra, salgono i dazi, cresce la fame, l’azione si impenna. Tutti giù per terra.

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