giovedì 3 aprile 2008

La pecora che produrrà Lana colorata

fonte il centro UNIVERSITA’ E RICERCA GENETICA

Accordo scienze bio-mediche e Arssa filati dall’incrocio tra arieti e merinos
PESCARA. Arrivano dall’Australia gli arieti per produrre lana colorata che renderanno meno monotono il bianco candore dei greggi abruzzesi. «Vesti l’ambiente», è questo il nome del progetto che la Facoltà di scienze biomediche dell’Università di Teramo porta avanti con una convenzione fatta con l’Arssa (Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo) che permetterà ad alcune aziende abruzzesi di collaborare all’inserimento di arieti dal vello colorato sul nostro territorio. Utili per l’industria tessile. Una notizia che ha il sapore del “Pesce d’Aprile” ma, invece, è una storia scientifica vera e intrigante.
«La produzione della lana», afferma la professoressa Barbara Barboni, coordinatrice del progetto, insieme ai professori Lambertini e Renieri, «ha avuto un momento di crisi molto forte dovuto alle caratteristiche di scarsa finezza del vello degli ovini abruzzesi, dei quali si è così giunti a sfruttare soprattutto la produzione di carne e di latte». Da qui l’interesse per l’introduzione e la diffusione delle linee genetiche di ovini a vello colorato mediante l’inserimento di arieti colorati in aziende che allevano ovini di razza merinizzata italiana da carne.
Il progetto prevede il recupero della lana in due modi: da un lato la riduzione della finezza del vello attraverso la selezione genetica degli animali «così da poter ottenere una fibra tale da consentire filati di pregio», spiegano i ricercatori di Scienze bio-mediche, «e dall’altro l’introduzione di nuove linee colorate che non hanno bisogno di essere trattate con nessuna sostanza e che apportano benefici anche dal punto di vista ecologico».
La lana infatti acquisisce un valore aggiunto quando non viene sottoposta a colorazione artificiale ed è questo il caso di alcune razze di ovini provenienti da Nuova Zelanda e Australia, il cui vello ha colori naturali che vanno dal nero al marrone. «Con l’inserimento e la selezione sul nostro territorio di questi capi», prevede il progetto studiato ccon l’Arssa, «si potrà ottenere un’ottima lana con caratteristiche totalmente naturali e con una colorazione che attraversa le sfumature dal “testa di moro” al grigio, dal tabacco al beige».
Queste nuove proprietà saranno garantite dagli arieti australiani ccon le pecore marchigiane si otterranno così animali di seconda e terza generazione con una finezza del vello idonea ad ottenere filati e quindi manufatti di qualità elevata.
Gli allevatori, viene richiesto nella convenzione, dovranno però avere un occhio di riguardo per questi animali, mettendo loro a disposizione uno spazio opportunamente coperto per evitare l’esposizione diretta del vello alla luce solare. Il sole, infatti, modifica il colore della lana, «pertanto», si legge neel progetto, «si consiglia di condurre gli ovini al pascolo nelle ore meno assolate della giornata soprattutto nel periodo estivo mentre è preferibile lasciarli all’aperto quando piove».
Inoltre questi animali hanno bisogno di una minima lettiera per mantenere il più possibile la lana pulita. Tutte attenzioni che fanno pensare a come non appartenga a questi ovili il vecchio adagio che vede «la pecola nera» la meno fortunata.

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